Finanza sequestra beni per 8 mln a “re” sale intrattenimento di Marsala

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Beni per un valore di oltre 8 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Trapani a Michele Angelo Licata, 58 anni, ‘re’ delle sale di intrattenimento di Marsala, alla moglie, alle tre figlie e al genero. Le Fiamme gialle hanno dato esecuzione a un provvedimento emesso dal presidente del Tribunale di Marsala, Lorenzo Chiaramonte, su richiesta della locale Procura.

Il sequestro è l’epilogo di un’articolata vicenda giudiziaria che ha coinvolto il noto imprenditore marsalese accusato di una serie di gravi e reiterate condotte di frode fiscale e di truffa aggravata per il conseguimento di finanziamenti comunitari. In particolare, le indagini condotte dai finanzieri nel biennio 2014-15 sulle società amministrate, di diritto e di fatto, dall’imprenditore e attive nel settore della ristorazione, del banqueting, dell’intrattenimento e nel comparto turistico-alberghiero, hanno consentito di individuare e quantificare “il vorticoso volume d’affari generato dalle fatture false” che Licata avrebbe “da anni utilizzato nella propria attività, pari ad oltre 25 milioni di euro”. Secondo l’accusa, l’evasione fiscale rilevata in capo alle società Roof Garden, Rubi e Delfino srl, era finalizzata, “oltre che all’abbattimento della base imponibile, alla creazione dei presupposti di ammissione alle provvidenze comunitarie stanziate per il comparto turistico-alberghiero”.

Le successive attività d’indagine hanno poi consentito di rilevare come Licata fosse riuscito a “gestire in modo illecito anche i proventi dei reati contestatigli, con l’intento di sottrarsi, oltre che al pagamento di ulteriori imposte dovute, anche all’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale eseguita nei suoi confronti”. In particolare, spiegano le Fiamme gialle, attraverso “l’utilizzo spasmodico di contanti e assegni circolari” (durante una sola perquisizione domiciliare i militari ne sequestrarono per oltre un milione di euro) l’imprenditore marsalese sarebbe riuscito ad appropriarsi indebitamente degli utili prodotti dalle proprie imprese e a reimpiegarli, spesso servendosi di rapporti bancari intestati ai propri familiari, in una molteplicità di investimenti finanziari (prodotti e quote finanziarie). (AdnKronos)

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